Google Home e Google Home Mini sono arrivati in Italia e Assistant, l’assistente virtuale di Google che rappresenta l’anima di questi smart speaker, parla finalmente italiano ed è pronto a diventare il segretario perfetto di ognuno di noi.

Presentati ieri, arrivano sul mercato italiano Google Home e la sua versione economica, il Mini, che per funzionare richiedono una presa di corrente, una rete wi-fi a cui collegarsi e uno smartphone iOS o Android per la configurazione. Sotto il profilo funzionale sono identici tra di loro, cambia solo la resa audio: Assistant è lo stesso, e sarà lo stesso anche per tutti gli altri smart speaker di terze parti che verranno lanciati sul mercato come il Sony o il Panasonic.

Le funzioni di uno smart speaker come Google Home sono legate alle sue potenzialità. Ci troviamo davanti ad un diffusore che raccoglie comandi impartiti dopo aver svegliato lo speaker con “Ok Google” o “Hey Google” e prova ad eseguire azioni in base ai dispositivi connessi, ai servizi collegati e a quello che l’assistente ha imparato di noi. Assistant è familiare su Google Home, gestisce diversi profili richiamati tramite timbro vocale. Ad Assistant si può chiedere di tutto, dal meteo ai risultati delle partite, anche se ci sono una serie di comandi che valorizzano il suo ruolo di assistente. “Buongiorno”, ad esempio, offrirà un panoramica della giornata, dalla lettura delle notizie al tempo che ci vuole per arrivare in ufficio o al primo appuntamento, funzione questa che richiede ovviamente una connessione a altri servizi di Google come Maps e Calendar. 

 Per quanto riguarda l’audio ogni diffusore Assistant, sia Home che Home Mini, vengono visti come dispositivi di riproduzione audio e possono essere anche gestiti a gruppi per il multiroom. Dopo aver associato una sorgente, Google Music, TuneIn o Spotify, anche nel profilo free, si potrà chiedere a Assistant di riprodurre la musica nella camera da letto, in soggiorno o in tutta la casa. Quello che si può fare tramite smartphone e Google Cast, ma usando la voce. Oltre agli speaker vengono visti come dispositivi audio anche i sistemi Cast di terze parti e Chromecast Audio, e si può inviare la musica anche a ognuno di questi. Ovviamente ogni comando può essere contestualizzato specificando autori, canzoni, album, playlist, il tutto nei limiti delle possibilità del servizio: con Spotify gratuito non si potrà chiedere la canzone specifica. Arriverà a breve anche la “conversazione”: oggi ogni comando deve essere preceduto da “Ok Google” o “Hey Google” e in molti casi basterebbe un botta e risposta per arrivare brevemente al risultato finale. “Ok Google, fammi ascoltare i Queen”. Se la musica parte troppo bassa un “Alza un po’ il volume” senza un altro “Ok Google” porterà al risultato desiderato.

Siete curiosi di vedere come funziona? Guardate il video realizzato da Corriere della Sera!