Il leasing abitativo per l’acquisto della prima casa, riservato a chi ha un reddito inferiore a 55mila euro al momento della richiesta, compie un anno da quando le banche hanno iniziato a introdurlo sul mercato. Vediamo come sta andando.

Tra gli ultimi che hanno deciso di accettare la sfida del leasing abitativo c’è Credem. La prima a partire era stata Unicredit, che non fornisce cifre sui contratti sottoscritti, ma fa sapere che il leasing sta riscuotendo molto interesse tra i giovani. Il prodotto è a tasso variabile, con un spread al 3,5%, in linea con quello dei mutui offerti dall’istituto, che può variare tra il 3,30% e il 4%. Inoltre il prodotto è molto flessibile come durata, perché non ha un periodo minimo e può arrivare a 30 anni. Attiva da mesi è anche Bper-Banca popolare dell’Emilia Romagna, l’unica a concedere sia il fisso sia il variabile, con uno spread del 2,9% in entrambi i casi. ( Dati Sole24ore.com)

Le offerte sul mercato

A prima vista, il mercato sembra sottovalutare la convenienza del leasing per il consumatore. L’imposta di registro sull’acquisto è ridotta all’1,5%, non c’è l’imposta sostitutiva dello 0,25% che grava sui mutui e, più in generale, il leasing sembra allargare le possibilità di accesso al credito poiché, normalmente, è sufficiente disporre di un anticipo del 20%, peraltro neppure obbligatorio. Nel campo dei mutui, invece, un anticipo limitato al 20% si tradurrebbe in un loan-to-value dell’80%, normale alcuni anni fa, poco gradito dalle banche, o troppo oneroso, oggi. A favore del mutuo c’è il possibile ricorso alla “portabilità” gratuita del contratto verso un istituto con condizioni migliori, non previsto per il leasing. Mentre la legge assegna a quest’ultimo la facoltà di sospendere il pagamento delle rate fino a 12 mesi se si perde il lavoro.

Le agevolazioni
La vera arma in più del leasing, poi, riguarda le detrazioni fiscali. Infatti si porta in detrazione l’intero importo della rata e non solo la quota interessi come nel caso dei mutui. I vantaggi maggiori sono per i richiedenti sotto i 35 anni di età, che detraggono il 19% dei canoni di leasing, fino a un massimo di 8mila euro annui (quindi 1.520 euro) e alla fine del finanziamento il 19% del prezzo del riscatto, fino ad un importo massimo di 20 mila euro (3.800 euro annui). Per gli over 35, invece, i tetti massimi sono dimezzati ed equivalgono a quelli dei mutui. Insomma, gli aspetti legati all’accesso e al funzionamento del leasing farebbero pendere la bilancia a suo favore, in un confronto con il mutuo come soluzione d’acquisto. Ma spostando l’attenzione solo sul costo dell’operazione la sfida è incerta.

Paragonarli non è semplice per il cliente: per esempio, guardare l’importo della rata mensile può essere fuorviante, poiché con il leasing si va incontro alla gravosa maxi rata finale, assente nel mutuo, di solito pari al 10% sull’importo. Ed anche i contratti di leasing nascondono voci da considerare, come le spese per il riscatto finale dell’immobile, che nei fogli informativi prendono diverse denominazioni (“chiusura contratto”, “fine locazione”), che riguardano i costi inerenti il passaggio di proprietà dell’immobile. Il metodo migliore resta quello di verificare l’esborso complessivo, comprensivo di tutti i costi accessori, espresso con il Taeg.